Il Crac dei Cavalieri, tra curdi, crociati e abbandoni

Sapete cos’è il Crac dei Cavalieri, o anche “Krak”?

La storia del Crac dei Cavalieri

Siamo nel libro La prima crociata di Steven Runciman: era il 1099 e i battaglioni si stavano dirigendo verso Gerusalemme passando per la Siria, come raccontano Raimondo e Goffredo di Buglione.

Antiochia era alle loro spalle e le truppe cercavano rifornimenti. Su un colle in lontananza comparve finalmente un castello. Se i crociati si aspettavano di dover imbracciare le armi, furono in realtà prevenuti  da diversi capi di bestiame che corsero loro incontro.

Un regalo dei curdi infatti, che presidiavano il castello, non tanto per benevolenza ma più per evitare ritorsioni e conflitti armati. Sguinzagliare gli armenti sembrava una buona soluzione, quello che poteva interessare ai nemici.

Non per nulla il castello venne  abbandonato quella notte stessa dai curdi,  e passò in mano crociata.

Perché si chiama Crac dei Cavalieri

Fu più tardi rinominato dai francesi il Crac dei Cavalieri, passò in mani siriane, e oggi ci siamo nuovamente interessati alle sue sorti perché è un bene architettonico e storico a forte rischio: è stato infatti parzialmente danneggiato dalla  recente guerra siriana.

Ospedalieri e templari

Al suo interno si sono consumati lunghi giorni per gli Ospedalieri, i cavalieri dell’ospedale di San Giovanni di Gerusalemme con il compito di curare i malati e i feriti e di presidiare la costa, e l’Ordine templare.

Formalmente il Crac dei Cavalieri lo mantenne a lungo alla Contea di Tripoli, e solo nel 1144 l’indefesso lavoro degli Ospedalieri venne riconosciuto da parte di Raimondo II di Tripoli.

È a questi anni che salgono le imponenti mura  del costruzione. Se cerchiamo di immaginare come fosse davvero La Fortezza Bastiani dipinta da Dino Buzzati nel Deserto dei Tartari, potremmo farcene un’idea abbastanza chiara con il Crac dei Cavalieri. Fortezza di confine, sottoposta a frequenti incursioni nemiche, ma situata in posizione geografica non così strategica.

Lo scenario di guerra – infatti – era altrove, a Gerusalemme, in Armenia a Costantinopoli e a Aleppo e Damasco.

(continua…)