Paolo Giorgio Bassi

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L’eterna volatilità: Bansky (parte seconda)

14 Ottobre 2018

Le due grandi case d’asta Christie’s e Sotheby’s si sono fronteggiate, simbolicamente, nella settimana di Frieze London. La sezione Thinking Italian di Christie è stata degna di interesse per tutti i comercianti e appassionati d’arte della nostra penisola, anche se l’interesse pubblico è stato monopolizzato da un fatto che probabilmente riscriverà le modalità della fruizione dell’arte contemporanea.

Banksy che si distrugge

Come abbiamo detto, il writer Bansky espone nei musei e vende regolarmente le proprie opere, nonostante le apparenti restrizioni e dettami contrari del tipo di arte che pratica. O meglio, non sappiamo tecnicamente se sia lui in persona a vendere le proprie opere, perché la sua figura è avvolta dal mistero.

O meglio (ancora) s’era chiamata per la  Contemporary Art evening sale una compagnia che si occupa di certificare la validità delle opere dell’artista (britannico). La stampa della ragazzina con il palloncino era stata quindi regolarmente valutata da questa rappresentanza, che l’aveva giudicata autentica.

Ma al The History of Now: The Collection of David Teiger, che precedeva la parte d’asta più tradizionale che ho nominato prima, è successo qualcosa:  l’opera del writer, dopo essere stata venduta, ha emesso un rumore strano. Ha cominciato a scivolare dentro la cornice, nella quale sembrava essere nascosto un trita documenti, ed è uscita da sottocornice in striscioline. L’atto si è bloccato a metà, come per un disguido del meccanismo. O, più probabilmente, per lasciare una piccola parte dell’opera, appena acquistata per un milione di sterline, al compratore che avrà tra le mani un pezzo della storia della fruizione dell’arte contemporanea.

Marketing e arte contemporanea

E’ facile, e devo dire che è stata la mia prima reazione, leggervi una strategia di marketing. Lo stesso Banksy aveva aperto nei dintorni di Bristol un parco divertimenti distopico, contenente le sue opere, e ha fatto il completo sold out. Il mercato dell’arte è però un oggetto di discredito che nel contempo ha sempre dato da mangiare a questi artisti di strada. Fatte in modo abbastanza vago queste considerazioni, abbandono i tentativi d’analisi, e mi godo l’effetto che ne deriva. A Sotheby invece non so se stappino champagne o se si mettano le mani nei capelli.

Posted in: Arte Tag: arte, banksy, paolo giorgio bassi

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