Paolo Giorgio Bassi

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Eurisace e Atisia tornano, fornai scalatori sociali

28 Febbraio 2019

Nominando Eurisace e Atisia non si ottiene certo lo stesso effetto che nominando un affresco a Pompei che emerge.

In foto, un’immagine che non riproduce il gruppo scultoreo.

La Centrale Montemartini

A parte la collocazione, in Centrale Montemartini a Roma, dove il blocco scultoreo di Eurisace e Atisia è stato regolarmente inserito ed esposto. Si parla di una scultura di oltre 2 tonnellate, in marmo, commissionata da uno schiavo affrancato di nome Eurisace nella metà del primo secolo, a scolpire nella pietra perenne la sua ascesa sociale.

La moglie gli sta di fianco, come nel canone dei monumenti funerari: lui, drappeggiato dalla classica tunica balteus, guarda con quella fierezza di chi è arrivato il pubblico, con i lineamenti scolpiti dalla sincerità della moda del ritratto greco-romana.

Il restauro

Il monumento è stato restaurato dalla sovrintendenza capitolina per essere collocato nella Sala Colonne del museo. L’intento, ricreare il contesto spaziale del sepolcro, che sarebbe la vera funzione dell’opera.

Come riporta Ansa:

“Questo fornaio, uno schiavo affrancato non certo di nobili origini, era fiero di aver potuto garantire alla famiglia l’immortalità con il suo lavoro commissionando la tomba e adesso la sua scultura e quella di sua moglie aprono la nostra galleria di ritratti repubblicani. L’opera ha una grande importanza storico-artistica e grazie a questo allestimento e al restauro curati dalla sovrintendenza capitolina siamo riusciti a ricostruirne il contesto”, ha detto Nadia Agnoli, responsabile della Centrale Montemartini.

Tarda età repubblicana

Lo chignon con le trecce di Atisia lo riconosciamo ormai come marchio della moda del primo secolo, e il drappeggio del marito anche. Del realismo scultoreo ne abbiamo parlato, anche.

Va detto, accennando al restauro effettuato, che la testa di Atisia è stata realizzata in gesso nel nuovo restauro, per via di un furto della stessa che ha impedito di restaurare l’originale.

In sostanza, una ottima gestione e collocazione. Da vedere per capire cosa significava l’affrancamento, e l’acquisto di uno status symbol, e quanto fosse importante anche se certificato con un documento che in realtà viene prodotto dopo la morte.

Posted in: Arte Tag: paolo giorgio bassi, restauro, Roma, scultura

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