Paolo Giorgio Bassi

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Il Centre Pompidou tra capolavoro e reato architettonico

16 Febbraio 2017

Un reato architettonico o un capolavoro geniale? Il Centre Pompidou divide l’opinione non solo dei parigini e dei turisti, ma anche di tutta la categoria degli architetti, che da sempre studiano questa installazione situata nel cuore di Parigi. Realizzato dal team composto dal britannico Richard Rogers e dagli italiani Renzo Piano e Gianfranco Franchini, la costruzione di questo centro culturale multidisciplinare nasce con un approccio certamente rivoluzionario e nuovo rispetto alle costruzioni dei tempi. Come ogni novità che porta con se un cambiamento radicale, lascia una sensazione di disorientamento iniziale, per poi sfociare in apprezzamento o al contrario in severe critiche.

Una delle caratteristiche distintive del Centre Pompidou è la notevole presenza del colore. Quattro tinte forti vestono e animano la facciata nuda, seguendo un codice stabilito dai progettisti: blu per l’aria condizionata, giallo per l’impianto elettrico, verde per quello idraulico, rosso per la circolazione (scale mobili e ascensori).

Inaugurata il 31 Gennaio del 1977, l’”Astronave”, come fu soprannominata, venne definita in diversi modi: un’orribile raffineria, una fabbrica fredda e innaturale, aggressiva e in contrasto con il paesaggio contrastante.

Reato o rivoluzione architettonica?

Sicuramente dopo l’inaugurazione del centro, lo skyline parigino ha assunto un aspetto caratteristico unico. Molti definirono la novità come un vero e proprio crimine nei confronti del decoro e della storia di Parigi, capitale culturale estesa. Ancora oggi la struttura per la sua conformazione così spoglia, fatica ad essere totalmente apprezzata. La pioggia di critiche tuttavia non determinò l’arresto dell’Astronave ma, al contrario, fu fautrice di una crescita esponenziale di accessi, fino a confermarsi tra i centri più vivaci e capaci di attirare visitatori da tutto il pianeta.

La prima volta che vidi il Centre provai un insieme di emozioni contrastanti che mi accompagnano ancora oggi al solo pensiero. È indubbio il contrasto stridente con il paesaggio circostante, come però è da subito lampante la totale rottura con l’architettura classica e che, anche solo ammirando la struttura in se, ci si trovi di fronte ad una rivoluzione culturale. In fondo, se a 40 anni dalla sua costruzione è ancora capace di attirare turisti, dividere opinioni, è proprio perché, nel bene o nel male, è diventata di un simbolo della storia architettonica globale.

Posted in: Paolo Giorgio Bassi Tag: centre pompidou, paolo giorgio bassi, parigi, reato

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