Paolo Giorgio Bassi

Non ci può essere una crisi la prossima settimana: la mia agenda è già piena. (H. Kissinger)

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Cinesi a Versailles

29 Novembre 2017

Il 29 per cento dei volantini informativi consegnati al museo di Versailles l’anno scorso è in cinese.

Contro ogni aspettativa, Louis-Samuel Berger, il direttore del museo, afferma che il almeno il 13% del totale dei turisti era cinese (parliamo di 668mila persone).

Significa, in statistichese, che le persone cinesi sono più inclini di altre a prendere il volantino all’ingresso, secondo le conclusioni di Berger e del Chinese Daily perché più interessate alla cultura che orbita attorno a Versailles.

Una fascinazione collettiva che si accompagna a quella che ha generato e accompagnato la Città Proibita, probabilmente. Ma anche, e sono portato a credere soprattutto, una fascinazione per gli europei in generale.

Nel 2014 fu corrisposta, con una mostra dal titolo “China in Versailles”. In mostra opere d’arte francesi collegate alla cultura cinese. Altro omaggio è l’apertura, per la reggia di Versailles, di un account WeChat, nota chat di matrice cinese.

La reggia di Versailles reca in sè un fascino anche storico che possono ben comprendere individui che arrivano da una storia diversa e che magari della nostra non hanno avuto che qualche rudimento.

Lì sta la fine di un Ancien Règime di trucchi e belletti che ricorda inevitabilmente l’ultralusso degli imperatori cinesi dell’epoca d’oro.

Lì ne sta anche la decadenza, il punto più colpito dalle propagande rivoluzionarie. Per “noi” quelle borghesi della rivluzione francese, per loro Mao e la rivoluzione culturale, ovviamente.

Versailles, cosa può rappresentare per un cinese tendenzialmente turista e magari senza nemmeno quel minimo rudimento storico… Non saprei dirlo, ma la fiducia di Berger verso questo tipo di pool d’utenza può esserne indizio. Più curiosi, i cinesi, lo sono stati per le manifatture europee negli ultimi anni, e il caso del tessile a Prato è solo l’antonomasia. Più curiosi anche nella meccanica degli strumenti musicali, insieme ai vicini giapponesi, che tuttavia rimangono eccellenze.

Parafrasiamo allora l’espressione idiomatica per Berger e per le sue affermazioni: la curiosità è cinese.

 

Posted in: Paolo Giorgio Bassi Tag: arte, Cina, paolo giorgio bassi, Versailles

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