Ricordo un’interpretazione dell’Orestea di Ariane Mnouchkine, del Cirque du Soleil, fatta seguendo la costumistica e i tempi del teatro Kabuki.
Il teatro Kabuki e un Giappone dimenticato
Un teatro che si fa risalire a leggendarie danze femminili sul fiume Kamo a Kyoto, il kabuki come i nostri teatri conterranei nasce come una rappresentazione di canto accompagnato con la danza.
Come il teatro occidentale, ben presto il rigore morale si abbatte sulle femmine danzanti e recitanti, dice la leggenda, e gli attori divennero unicamente uomini, e uomini travestiti.
Il vestiario e il palcoscenico
Originariamente, le fanciulle danzanti sulla riva dl fiume Kamo erano avvolte dai kabukimono, dei kimono che alle giravolte andavano a creare suggestive raggiere di tessuto, come fiori danzanti sulla sponda.
Non c’è traccia di un’uniformità per quanto riguarda le maschere, ma il trucco andava poi a rispondere alle mode dell’epoca: quindi occhi listati di nero, capelli acconciati in modo elaborato, pelle sbiancata per evidenziare i tratti del volto.
La parola non era così importante come nel teatro occidentale, e l’emotività dei personaggi veniva espressa per lo più dai movimenti del corpo e dalla musica.
Palcoscenici inizialmente non ce n’erano. Ci sono tracce di piattaforme non coperte già nel XVII secolo, che poi sono state arricchite con oggetti di scena e macchine per rendere la rappresentazione più dinamica.
La Poetica
Senza pretese di critica letterario-teatrale: quel che sappiamo del kabuki è che i fatti trattati non erano mitologici e non rispettavano un rigido schema di stili. Ma raccontavano fatti realmente accaduti, drammatizzandoli.
Il pubblico, e gli attori, sembra provenissero unicamente dalla classe borghese. Il teatro si rivolgeva a loro, e inizialmente non aveva grandi personalità artistiche all’interno. Non svolgendo una funzione politica, è difficile per noi paragonarlo ai nostri teatri arcaici, che nascono comunque con qualche riferimento culturale precedente (vedi teatro romano, vedi commedia dell’arte, che hanno comunque un archetipo storico precedente al quale riferirsi citando).
Il Kabuki ha quindi un tono molto neutro, molto improntato alla narrazione scevra da intermezzi riflessivi. È quindi una forma molto molto moderna, che potremmo assimilare a certo grande cinema contemporaneo. Potremmo quasi dire che, a distanza incredibile dal nostro Aristotele, qualcuno in palchi improvvisati per un pubblico di mercanti, provava sul serio a fare della pura mimesis.