Paolo Giorgio Bassi

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Isernia – sentenza per bimbo paleolitico: torna in Italia

25 Settembre 2020

Una buona notizia del post-lockdown, che è quasi passata inosservata ma che ha un’importanza incredibile.

Isernia – sentenza per bimbo paleolitico

Non si tratta di Tribunali dei Minori, grazie al cielo, né di torbidezze che attirano il clickbait. Parliamo di una bellissima scultura antropologica, così si chiama, ritraente un bambino vissuto probabilmente a Isernia 600mila anni fa. L’autrice è la paleo-artista francese Élisabeth Daynès.

Un’esperta nella delicata arte della ricostruzione degli ominidi sulla base di documenti archeologici e ritrovamenti di tipo diverso. Daynès stavolta ha davvero superato se stessa, cooperando inoltre con diverse eccellenze del territorio italiano.

L’opera era originariamente destinata all’Italia, ma il lockdown continuava a ritardarne il trasferimento, e sta rallentando anche l’allestimento della mostra che la ospiterà.

Quindi, è una gioia sapere che, alla fine, sta arrivando a Isernia – sentenza lunga, anche se difficilmente revocabile.

Tutto cominciò con un dentino

Fondamentale, come ho accennato, è stata la collaborazione con il professor Carlo Peretto dell’Università degli Studi di Ferrara, e con il suo gruppo di studio.

Ma il reperto originale, da cui tutto è partito, è stato un dentino.

Esatto, un piccolo dente ritrovato nel sito La Pineta, di Isernia. Anche il dente farà parte dell’allestimento finale del museo, insieme alle riproduzioni a scala naturale di scenari e animali dell’epoca. Questi ultimi sono a carico del noto laboratorio Prehistoric Minds, che ha sede a Bologna.

Come si ricostruisce un ominide?

Questo bisognerebbe chiederlo direttamente a Élisabeth Daynès, che si è costruita una professionalità unica, grazie alla sua tecnica.

Altre sue opere degne di nota sono l’Australopiteco Lucy, che forse avete visto in qualche libro di scuola, e l’Hobbit Flores.

In sostanza, combina le informazioni scientifiche a sua disposizione, studi successivi e interpolazioni.

Alcune conoscenze di genetica sono fondamentali, e vanno abbinate a ciò che l’archeologia già sa sulle stature e i corpi degli ominidi dell’epoca in esame.

Quel che più di tutto colpisce è che le analisi abbiano preso le mosse da un piccolo dente.

La Fata dei denti è arrivata un po’ tardi con la ricompensa.

Posted in: Arte Tag: archeologia, isernia, isernia sentenza, museo, processo

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