Dovevamo prima o poi parlare della maschere del teatro latino. In quanto ex latinista, sono particolarmente affezionato a questo teatro, che trovavo molto divertente da ragazzo nonostante il grande divario storico che ci divideva dai Romani.
La volgarità e insieme la semplicità del teatro latino soprattutto delle origini non devono spaventare: parliamo di un popolo semplice, che ha cominciato a elaborare la comicità su base popolare, e solo dopo si è servito della teorizzazione greca precedente.
Le maschere del teatro latino
Le maschere in uso presso i latini cominciano ad affermarsi dal II secolo in poi. Prima erano utilizzate perlopiù per il teatro tragico. Erano di tela e cartone, come quelle greche. A seconda della “persona”, ovvero del personaggio, potevano essere applicati anche dei capelli finti.
Non possiamo dire che le maschere in senso fisico venissero più di tanto utilizzate nell’Atellana, una delle farse latine più comuni. Qui invece venivano largamente utilizzate le “maschere” in senso italiano, cioè i personaggi che portavano qualche tipo di carattere in dotazione.
L’utilità della maschera in questo secondo senso era puramente comica, non aveva molte finalità citazioniste. Trattandosi di un tipo di arte altamente popolare e molto volgare, possiamo comprendere come non ci sia stata troppa stratificazione della tradizione sull’Atellana. Lo stesso Plauto pare che abbia composto qualcosa del genere.
L’elenco e il canovaccio
Partiamo con l’elenco.
Abbiamo ovviamente il vecchio, che è laido e insieme duro di comprendonio: Pappus. Occasionalmente anche avaro, e preda facile dei personaggi più giovani e scaltri.
C’è il servo, Bucco. Millantatore, gonfio di trucchi e saggezza popolare, è di solito abbastanza scaltro da farla franca quando coinvolto in una farsa complessa con gli altri personaggi. Non è raro che Bucco si prenda gioco dell’onnipresente scemo del villaggio…
Che è Maccus. A volte lo si vede nelle raffigurazioni con le orecchie d’asino, ma non ha caratteristiche particolari che lo accompagnano. Assolve più o meno all’odierno ruolo di parte debole e meritoria di scherno perché non si sa destreggiare nelle banalità di ogni giorno.
Un altro personaggio ricorrente è quello di Dossennus, che potremmo in qualche modo equiparare al Pulcinella: perlopiù servo, ghiotto e parassita.
Non c’è molto altro da dire sulle maschere del teatro latino. Abbiamo uno scarso interesse per fissarle in senso culturale nel teatro comico.
Procederemo parlando d’altro.