Paolo Giorgio Bassi

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Istituzione culturale, valore e aura perduta

5 Agosto 2018

E’ il momento, dopo post su post dedicati alla validità delle istituzioni museali, di tirare le fila di un discorso che, senza un indirizzo di merito, rischia di risultare abbastanza aleatorio.

Il valore

Il “valore” di un’istituzione culturale, innanzi tutto, differisce molto da caso a caso, e questa è una considerazione da fare prima di ogni altra per non dare l’impressione di una generalizzazione indebita: gestire la Pinacoteca di Brera non è come gestire un Fondo che studia l’archivio documentale di un ex politico del primo Parlamento italiano, caduto in disgrazia. Così come entrambi differiscono sostanzialmente dall’Organizzazione di un Festival del Cinema.

E fin qui penso che non si possa dissentire. Quindi, mi sentirei di accettare serenamente il declassamento dell”aura” che fece Walter Benjamin nell’arcinoto “L’opera d’arte nell’era della sua riproducibilità tecnica”. E di dire che il concetto stesso di valore non vada contestualizzato poi così profondamente, quando ci si accorda sul fatto che parte del compito dell’istituzione culturale è garantire la visibilità della cultura.

L’obiettivo

La visibilità dell’archivio storico che prima citavamo si occuperà quindi di conferire un valore alla propria ricerca, valore che verrà misurato con i parametri storiografici, e che verrà riconosciuto dalle istituzioni che poi finanzieranno questo Fondo. Vogliamo inserire attività aperte al pubblico? Inserire dibattiti, conferenze divulgative, programmi per le scuole, tutto questo sarà attività sostanziale, e non corollaria come spesso si pensa. Con ciò non sto affatto asserendo che il lavoro dello storico sia far piacere il proprio lavoro, il lavoro dello storico è lo storico. Ma ecco, il lavoro della Fondazione, o del suo presidente, non sarà un lavoro di storico. Sic est.

L’istituzione culturale

Una volta concepita l’istituzione come necessaria mediazione tra lavoro scientifico di ricerca e divulgazione efficace, bisogna aggiungere la capacità di gestione delle collezioni. Dell’archivio, delle pellicole di cinema, delle offerte degli anni precedenti per i festival.. Proviamo a applicarlo a tutte le istituzioni culturali. E poi, il rapporto, fondamentale con gli sponsor, che assume contorni così differenti a seconda dell’ambito pubblico e privato, ad esempio.

Non si può  pensare alla buona gestione di un’istituzione culturale prescindendo da uno solo di questi punti.

 

Posted in: Riflessioni Tag: cultura, istituzione, paolo giorgio bassi

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