Il film che riscatta il Medioevo inglese

Si chiama “Dig” (in italiano “scavare”) e parla dello scavatore con passioni archeologiche Basil Brown (magistralmente interpretato da Ralph Fiennes).

Il film è recentissimo, e parla sostanzialmente della scoperta di una antica nave sepolta in un cumulo di terra nell’inglese Suffolk, nei terreni della ricca vedova Mrs Pretty (Carey Mulligan).

La storia

La donna aveva eletto quei terreni a propria dimora insieme al marito, quando questi era ancora in vita, perché nutriva delle forti aspettative per degli insoliti cumuli di terreno nell’angolo di un immenso campo erboso.

Così la signora, che ha ora perso il marito in guerra, dà fondo alle finanze famigliari e chiama Basil Brown, coltissimo e poliedrico ma di origini umili, che non si definisce “archeologo” ma conosce perfettamente la terra del Suffolk e la storia britannica.

E così Mr Brown arriva in bicicletta a trovare la vedova, e inizia a racimolare uomini e a scavare. Le scoperte sono incredibili: non solo un rivetto del ‘600, ma – piano piano – una vera e propria forma di nave fossilizzata nella terra sabbiosa.

E così arriva anche il British Museum, che prende le redini del cantiere e surclassa l’umile Brown, risentito ma rassegnato al ruolo di subalternità rispetto agli Archeologi della Corona.

La scoperta archeologica

Ecco che – insieme alla squadra ora formatasi e con la vedova che non rinuncia a supervisionare i lavori – prende forma l’antica nave, e sotto di essa si trova anche la vera e propria camera mortuaria.

Monete, frammenti di scrittura, segni evidenti di una gerarchia militare e di commercio: la scoperta in sostanza riscatta i “barbari” anglosassoni dalla nomea, e li rende ora un popolo civilizzato e degno di essere ulteriormente indagato.

I riconoscimenti della scoperta

Il proposito del film è dare un’equa visibilità a Mr Brown, vero fautore della scoperta ma mai riconosciuto come tale, e alla lungimiranza dell’avvenente e giovane vedova Carey Mulligan.

Le vicende non sono narrate in tono documentaristico, ma nemmeno con troppo sentimentalismo e magniloquenza. Sullo sfondo, la guerra è onnipresente, insieme agli amori abbozzati e mai consumati, ai matrimoni forzati e a quelli felici, alle passioni sottese così tipicamente inglesi e tardo ottocentesche.

L’ho trovato un bel film, godibile anche per i non appassionati di architettura.