Paolo Giorgio Bassi

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L’isola di Pasqua, il mistero dei mascheroni – parte 2

3 Giugno 2020

Occhi severi e vuoti intagliati nel tufo. Immani entità che scrutano gli abitanti dell’isola di Pasqua, isola cilena fortemente attrattiva per il turismo internazionale, vista l’unicità dei suoi mascheroni.

I Moai

Non li abbiamo ancora nominati! I mascheroni dell’Isola di Pasqua sono mondialmente riconosciuti sotto il nome di Moai. Un termine attribuito dai Rapa Nui, gli attuali abitanti dell’isola, già quando il condottiero olandese Jakob Roggeveen vi approdò nel giorno di Pasqua del 1722.

Questi Moai sono percepiti come appartenenti all’isola, tant’è che non sempre le comunità autoctone acconsentono a che vengano spostati nei musei europei.

L’attaccamento all’isola

Le statue hanno un forte legame territoriale con l’isola. Sebbene non sia stato fatto nessun tipo di restauro da parte degli abitanti, è capitato che negassero l’esportazione.

È successo nel 2010 per un’esposizione al palazzo delle Tuileries. Gli abitanti dell’isola hanno votato e hanno deliberato che non era opportuno che una parte così importante del loro patrimonio venisse ceduta.

Va detto che la manutenzione ha lasciato piuttosto a desiderare, da parte dei nativi: stando alle ricostruzioni archeologiche infatti, inizialmente le teste non erano fatte solo di tufo.

Il materiale dei mascheroni

Abbiamo detto, tufo basaltico per la statua. Se scorrete le immagini online, noterete che alcune di esse hanno una sorta di colbacco. Copricapo o acconciatura? Non abbiamo ancora informazioni archeologiche coerenti in merito.

Quel che sappiamo è che questo colbacco è fatto di un tufo rosso, diverso dal precedente, ricavato da un altro cantiere presente sull’isola, distanziato di 10 chilometri dal precedente.

Su una statua sono stati trovati gli occhi, con la sclera in corallo bianco e la pupilla in ossidiana. Un recente restauro li ha riportati a quella che si pensa fosse la gloria originaria.

Le dimensioni medie

L’altezza media di questi manufatti va da 2,5 metri fino a un massimo di 10 metri. Parliamo di 80 tonnellate di materiale, quindi il trasporto su tronchi diventa l’ipotesi più probabile.

Una sola statua supera queste dimensioni medie, ma è uno degli incompiuti rimasti nella cava principale di tufo scuro. Siamo a 20 metri, ma l’hanno lasciata nella cava, scoraggiati dalle dimensioni eccessive, dalla carenza di manodopera, o dalla morte del committente. Chi lo sa.

Il mistero continua a aleggiare, e l’inesistenza di prove scritte decifrabili rende la storia una favola lontana. Se a questo si aggiunge l’attaccamento atavico degli abitanti dell’isola, abbiamo di fronte anche degli antagonisti, e una missione: preservare i mascheroni, e i corpi che ci stanno sotto.

Posted in: Arte Tag: isola di pasqua, maschere, mascheroni, paolo giorgio bassi

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