Paolo Giorgio Bassi

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Torna dall’esilio, Ovidio!

14 Dicembre 2017

A duemila anni dalla sua morte gli viene simbolicamente revocato l’esilio.

Mi ha molto divertito sapere innanzi tutto che qualcuno, in amministrazione romana, sapesse chi era Ovidio, e che ricorreva il bimillenario della sua morte.

Ma soprattutto mi ha colpito l’atto puramente d’omaggio, di grande eticità.

Publio Ovidio Nasone, che di sè dice “Perdiderint cum me duo crimina, carmen et error”, fu esiliato a Tomi sul mar Nero. “Carmen” fu la sua poesia amorosa, osteggiata dall’entourage augusteo che ambiv a una restaurazione di moralità perduta. Non solo mos maiorum, ma vero e proprio controllo della libertà relazionale, quantomeno della corte. In paticolare l'”Ars Amatoria”, un vero e proprio Kamasutra occidentale, contenente le indicazioni di corteggiamento e conquista,così come alcuni accorgimenti per migliorarsi agli occhi del gentil sesso.

Latente quindi, la poesia di amore extraconiugale di Ovidio non poteva che risultare meno pericolosa

Messalla Corvino e il gruppo dei poeti elegiaci continuava tuttavia a sopravvivere, e Ovidio era una figura troppo importante per l’ambiente letterario romano, per subire un procesos alle intenzioni.

Probabilmente al buon amatore Ovidio nessuno avrebbe torto un capello, se non fosse stato per quell’ “error”. Una relazione con la figlia di Cesare? Un commento politico di troppo? C’è chi ipotizza anche la partecipazione a qualche congiura di palazzo. Fatto sta che Giulia Minore, nipote dell’imperator, fu allontanata lo stesso anno con l’accusa di immoralità.

Fatto sta che il provvedimento avvenne senza processo, e comportò una relegatio piena nella sperduta Tomi, sulla costa nord del mar Nero. Non si parla di esilio, certo la cittadinanza romana non venne mai revocata.

Forse per questo si è scelto di riabilitarlo, il buon poeta, per ottemperare alle sue continue e pressanti richieste all’allora governo di Roma. Si definiva innocente e ingiustamente coinvolto. Per gli standard odierni di libera espressione, un provvedimento deprecabile. Anche perché magari ora, invece dei Tristia, avremmo altra poesia elegiaca da aggiungere al carniere. Parlerò un po’ di Ovidio, ora che probabilmente tornerà agli onori della cronaca.

Posted in: Paolo Giorgio Bassi Tag: cultura, Ovidio, paolo giorgio bassi, Roma

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